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onirica.parabola
...donando un sorriso

amicizia innocente


1046 Messaggi

Inserito il - 25/02/2006 : 19:57:56  Mostra Profilo
VIII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)

La sete di Cristo


Se si hanno ancora "occhi" per fissare chi ci � vicino,
un "fissare" con bont�, come a voler farsi partecipe di
quello che, chi ci sta vicino, "�", interiormente, l� dove
pochi sanno entrare, o facciamo entrare, come fosse
la nostra stanza segreta, tante volte si nota una
grande tristezza, come un senso "di vuoto di vita".
Vi confesso, come ad amici, che quando incontro
qualcuno che ha desiderio di essere conosciuto, di
farsi "visitare dentro", mi viene da fissare la persona
che mi sta di fronte. Quasi sempre questa persona
permette, per la fiducia che ha, che io entri nella
sua "stanza segreta", e tante volte, troppe volte, noto
un senso di vuoto, di infinita sofferenza a cui non si sa
dare una ragione, e nello stesso tempo gli occhi si
riempiono di lacrime, perch� qualcuno ha portato la
luce della amicizia, che sono "mani tese" per trovare il
senso della tristezza o del vuoto. Quando il Padre ci
ha donato la vita, ha dato anche un senso a questo
dono: quello di conoscere il suo amore, di farne parte
e di amare. Poi le vie della nostra esistenza,
crescendo, si perdono a volte in tanti deserti che
mettono a nudo la nostra infelicit�, perch� non c'� Chi
ti doni o dica la ragione dell'esistenza.
Suonano come grande nostalgia, tesoro nascosto dei
santi e dei veri cristiani, quelli cio� che con semplicit�
di vita si fanno amare da Dio totalmente e Lo amano
senza condizioni, le parole che oggi ci offre il profeta
Os�a: "Cos� dice il Signore: Ecco, io la attirer� a me, la
condurr� nel deserto, e parler� al suo cuore. L�
canter�, come nei giorni della sua giovinezza
, come
quando usc� dal paese d'Egitto. Ti far� mia sposa per
sempre, ti far� mia sposa nella giustizia e nel diritto,
nella benevolenza e nell'amore, ti fidanzer� con me
nella fedelt� e tu conoscerai il Signore" (Os 2,14-20).
Lo vogliamo o no, non � possibile vivere "senza
sapere perch� vivo e per chi vivo". Tutto quello che non
� amore � alla fine un peso fastidioso o dannoso.
Abbiamo bisogno di farci "fissare negli occhi", fino al
segreto dell'anima, da Dio, per almeno renderci conto
per chi e perch� viviamo. E sappiamo tutti che amare
vuole dire farsi dono, senza avere nel cuore intrusi che
tolgano spazio a chi si ama. E' cos� l'amore vero, lo si
voglia o no, nel matrimonio, verso il prossimo e
ancora di pi� per Dio.
Cercare di mettere insieme Dio e l'io, l'amore e
l'egoismo, � tradire noi stessi e la bellezza che Dio ha
messo a nostra disposizione. Non si pu� amare a
met�. E' l'assurdo in cui tanti credono, e cos� si
rischia di avere due padroni e a due padroni, dice
Ges�, non si pu� servire.
Stare con Dio � condividere tutto con Lui. Dice Ges�
oggi: "Nessuno cuce una toppa di panno grezzo su un
vestito vecchio, altrimenti il rattoppo nuovo squarcia il
vecchio e si forma uno strappo peggiore. E nessuno
versa vino nuovo in otri vecchi, altrimenti il vino
spaccher� gli otri e si perdono vino e otri, ma vino
nuovo in otri nuovi" (Mc 2,18-22).
L'omicidio assurdo di don Andrea, missionario in
Turchia, proprio nel momento pi� bello di un
sacerdote, ossia quando pregava, colpevole solo di
essere cristiano, ha scosso tanti, mettendo a nudo la
nostra fede e appartenenza a Cristo che, davanti a lui,
ci fa abbassare gli occhi per la vergogna. Ma nello
stesso tempo ci fa sentire la voglia di uscire allo
scoperto e avviarci verso Ges�, come otre nuovo in cui
Lui versi vino nuovo.
Dio mi fa dono di partecipare a tanti convegni o
incontri, ovunque, con tanta, ma tanta gente, giovani
anche, che ha "sete di infinito, di Dio, di amore": ossia
di tessere quello che il Padre ha voluto siamo,
facendoci dono della sua vita: belli come Lui, felici
come Lui, sempre con Lui. E dovunque - questo �
davvero segno positivo che suscita speranza, grande
speranza, - mostra la grande sete di Dio.
I vescovi italiani, nel presentare il Convegno che si
terr� a Verona, cos� introducono il documento di
preparazione: "Una Samaritana incontra Ges� al
pozzo di Giacobbe...Egli le chiede: "Dammi da bere".
La sete di Ges� � segno del suo ardente desiderio
che la donna e con lei tutta la gente della citt� si
aprano alla fede. Ges� ebbe sete cos� ardente della
fede della Samaritana, da accendere in lei la fiamma
dell'amore di Dio. Anche la donna da parte sua
domanda dell'acqua: Signore, dammi di quest'acqua
perch� non abbia pi� sete" (Gv 4,13-15). La
Samaritana ci rappresenta. Ogni persona umana ha
sete e passa da un pozzo ad un altro, un vagare
incessante, un desiderio inesauribile, rivolto ai
molteplici beni del corpo e dello spirito. Nel nostro
tempo questa ricerca sembra addirittura tumultuosa:
produrre e consumare; possedere e consumare;
possedere molte cose e fare molte esperienze;
cercare sempre il piacere e l'utile immediato, tutto e
subito.
Molti per� hanno la sensazione di correre senza una
meta, di riempirsi di cose che risultano vuote. Molti
lamentano un impoverimento di rapporti umani,
anonimato, estraneit�, incontri superficiali e
strumentali, emarginazione dei pi� deboli,
conflittualit� e delinquenza. Tutto contrasta con quello
che sembra essere il nostro anelito profondo: essere
amati e amare. Nel cuore di ogni uomo vi � un
desiderio di salvezza. Il Signore suscita la sete e dona
l'acqua viva dello Spirito, che sazia per sempre la sete
di infinito di ogni persona.
"Occorre essere sinceri e
onesti con se stessi. E' necessario prendere sul serio
le grandi domande che ognuno si porta dentro: chi
sono? da dove vengo? dove sto andando? E ancora:
la realt� � assurda o ineleggibile? la vita � un dono o
un destino cieco? o un caso? perch� questa sete che
nessuna conquista riesce ad estinguere? che cosa
devo sperare e che cosa devo fare?
Se vengo dal nulla sembra che ci sia nulla da fare, se
non lasciarsi andare alla deriva. Se invece vengo
dall'Amore infinito e vado verso l'Amore infinito, ecco
che mi si apre davanti un cammino, difficile forse, ma
pieno di significato...
Chi evita le domande
fondamentali, fugge da se stesso...Indifferenza,
edonismo e attivismo non sono una soluzione, ma
una evasione irresponsabile. "Chi ha sete venga a
me, chi vuole attinga gratuitamente l'acqua della vita"
(Ap 22,17)" (Doc. Vescovi "la sete di Cristo").
E' la risposta a quel "vuoto di vita" che nascondiamo
gelosamente nella nostra "stanza segreta": un
segreto che solo lo sguardo di Cristo, fissandoci negli
occhi, sa mostrare e sanare.
Non si pu� vivere un amore, come � la nostra fede, a
met�. E' ingannarsi. Purtroppo a volte lo facciamo
e...siamo infelici. Ma una volta che si soddisfa
quella "sete", davvero si entra nella gioia.
Ho avuto il dono di conoscere tante, ma tante
persone, nella mia vita pastorale che, raggiunte dalla
Grazia, anzi come un vero prodigio della Grazia, non
hanno cercato di porre rimedio con qualche buon
proposito, ossia una toppa nuova su vestito vecchio,
ma si sono lasciate indossare da Dio un vestito tutto
nuovo.
Tanti di voi, certamente, avranno sentito parlare o letto
qualche poesia di quel grande poeta del secolo
scorso che era Clemente Rebora. Era uomo di
grande valore: poeta affermato, conoscitore della
letteratura russa, pianista, e tutto quello che vogliamo,
per coltivare i tanti talenti - doni di Dio, in modo
eccezionale. Ma per anni viveva come se Dio non ci
fosse, forse da ateo o ricercatore di un infinito cui non
voleva dare nome.
E venne il momento di dire a qualcuno
l'insoddisfazione che era il vuoto dell'anima,
insopportabile. Si confid� con l'allora vescovo di
Milano Card. Shuster che, a sua volta, conoscendo
Padre Bozzetti, superiore dei Padri Rosminiani, altro
santo che sapeva "leggere le anime", lo indirizz� a lui.
Si capirono subito e avvenne l'inizio di una nuova vita,
ossia "vino nuovo in otre nuovo".
Clemente Rebora "cancell�" tutto, ma proprio tutto, del
suo passato, come fosse una esperienza da gettare
dietro le spalle, e, certamente preso per mano dalla
Grazia, non solo si convert�, ma volle fare dono della
sua vita, consacrandosi con la vita religiosa proprio tra
i Padri Rosminiani. E lo fece con la seriet� dei santi.
Era mio Confessore da Novizio, per due anni ed ogni
settimana mi confessavo da lui. In quella atmosfera
mistica, che era il noviziato al Calvario di
Domodossola, era quasi impossibile conoscere il
male...ma qualche piccola mancanza c'era sempre. E
ricordo che, agli occhi di Padre Rebora, tutto
sembrava una inammissibile ferita al Cuore di Cristo
e piangeva. E io non capivo la ragione.
Ebbi la grazia di trascorrere con lui qualche mese di
vacanza, negli anni della mia giovinezza, alla Sacra di
S. Michele nella Valle di Susa. Passava le sue
giornate tutto assorto nella preghiera e nello studio.
Ma uno studio che portava a conoscere sempre pi�
Dio. Il resto, che lo aveva reso famoso come poeta
del '900, non esisteva pi�. Nel momento in cui decise
di cambiare vita, bruci� tutto: poesie scritte e mai
stampate, un dizionario prezioso, e tutto il resto fin�
nella spazzatura. C'� una poesia meravigliosa,
conservata, in cui descrive la gioia di questa rinascita,
intitolata "lo spazzino".
Alla Sacra gli servivo la Messa ed era un vero dialogo
con Dio. Passeggiando parlavo con lui di musica, di
letteratura russa e via dicendo e lui si comportava
come non ne avesse mai sentito parlare. Annuiva e
basta.
Insomma quando si accetta quell'acqua di Ges�, la
vita � altro. Come dice il salmista: "L'anima mia ha
sete del Dio vivente: quando vedr� il suo volto?"

Antonio Riboldi - Vescovo -

Modificato da - onirica.parabola in Data 25/02/2006 20:14:11

onirica.parabola
...donando un sorriso

amicizia innocente



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Inserito il - 26/02/2006 : 10:29:17  Mostra Profilo
la mia vita � un cammino...




"sete di infinito, di Dio, di amore"




Modificato da - onirica.parabola in data 26/02/2006 10:30:45
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