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onirica.parabola
...donando un sorriso
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Inserito il - 19/02/2006 : 16:58:21
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VII Domenica del Tempo Ordinario (Anno B)
Il peccato, pericolosa paralisi
Capita a tutti noi di imbatterci sempre pi� frequentemente in uomini o donne, di ogni et�, che o sono totalmente o parzialmente paralitici. Sono quelli che a volte noi chiamiamo, i "disabili". E' mortificante e doloroso avere mani e non poterle usare, avere voce e faticare anche solo a spiccicare parole che stentan ad essere comprese, avere piedi e non poter camminare e quindi affidarsi alla piet� di chi ci vuole bene e si fa nostra "mano", "voce", "piede"...magari accompagnandoci su carrozzelle, che, a volte, con la loro meccanica, permettono di essere sufficienti nel muoversi. Si calcola che, in Italia, siano quasi otto milioni questi disabili, non sempre riconosciuti ed aiutati nella loro realt� e dignit�. In questi casi il disabile ha veramente bisogno e diritto di essere riconosciuto pienamente nella sua dignit� e quindi aiutato dalla societ� a sentirsi "uguale"! Da queste mie riflessioni sul Vangelo, va un caldo saluto ed un abbraccio a quanti forse sono immobili fisicamente, ma tante volte hanno un cuore ed una bont� che ci supera tutti. Persone che amano e vanno amate con una dose maggiore di amore. Questa � la vera civilt� e solidariet� che siamo chiamati tutti a costruire. E' bello essere loro Cirenei nel portare la loro dura croce! Tante volte ci danno lezione di fede e bont�, che sono la loro vera pienezza di vita interiore. Vengono in mente le parole che il S. Padre pronunci� nella Via Crucis lo scorso anno a commento della terza stazione "Ges� cade la prima volta sotto la croce": "Nella caduta di Ges� sotto la croce - afferma - appare l'intero suo percorso, il suo volontario abbassamento per sollevarci dal nostro orgoglio. E nello stesso tempo emerge la natura del nostro orgoglio, la superbia con cui vogliamo emanciparci da Dio non essendo nient'altro che noi stessi, con cui crediamo di non aver bisogno dell'amore eterno, ma vogliamo dar forma alla nostra vita da soli. In questa ribellione contro la verit�, in questo tentativo di essere noi stessi dio, di essere creatori e giudici di noi stessi, precipitiamo e finiamo per autosconfiggerci. L'abbassamento di Ges� � il superamento della nostra superbia: con il suo abbassamento ci fa rialzare. Lasciamo che ci rialzi. Spogliamoci della nostra autosufficienza, della nostra errata smania di autonomia e impariamo invece da Lui a trovare la nostra vera grandezza, abbassandoci e volgendoci a Dio e ai fratelli calpestati" (Terza stazione). Il racconto del paralitico, che oggi Marco ci fa ascoltare, mette al centro della attenzione un paralitico da una parte, le persone che lo calano dal tetto, non potendo entrare dalla porta di casa dove era Ges�, e quindi la loro immensa fede, ed infine la compassione di Ges� che, per guarirlo, usa un linguaggio che sorprende e scandalizza gli scribi: "Figliolo, ti sono rimessi i tuoi peccati". "Seduti l� erano alcuni scribi che pensavano in cuor loro: Perch� costui parla cos�? Bestemmia! Chi pu� rimettere i peccati se non Dio solo? Ma Ges� avendo conosciuto nel suo spirito che cos� pensavano tra s�, disse loro: Perch� pensate cos� nei vostri cuori? Che cosa � pi� facile: dire al paralitico: Ti sono rimessi i tuoi peccati o dire: Alzati, prendi il tuo lettuccio e cammina? Ora, perch� sappiate che il Figlio dell'uomo ha il potere sulla terra di rimettere i peccati, ti ordino, alzati, prendi il tuo lettuccio e va' a casa tua. Quegli si alz�, prese il suo lettuccio e se ne and� in presenza di tutti e tutti si meravigliarono e lodavano Dio dicendo: Non abbiamo mai visto nulla di simile" (Mc 2,1-12). La domanda che fa Ges�, se cio� � pi� facile perdonare i peccati o dare la salute ad un paralitico, ci mette veramente in crisi, se abbiamo ancora il rossore dell'anima guardando dentro, a volte, le nostre paralisi. C'� tanta gente, molta, ma molta di pi�, dei veri disabili o paralitici, che vive, vicino a noi, o a volte siamo noi stessi verso gli altri, che ci fa sentire "paralitici dentro", ossia incapaci di fare qualcosa di buono, come se il male, gli sbagli o i vizi che sono le nostre infinite cadute, tolgano la voglia di alzare gli occhi al cielo, di vivere. E ci muoviamo, apparentemente ci divertiamo: nessuno sa che dentro siamo "come paralitici" e che se potessimo urleremmo dalla rabbia...ma copriamo tutto questo con un sorriso, che tutto ha, per la formalit�, fuorch� la natura del sorriso, che � sempre e solo voglia di donare la gioia che si ha dentro...ma che non c'�. A volte, perdiamo persino il senso del male che il peccato produce in noi. Forse ce ne rendiamo conto e, nello stesso tempo, come appena accusiamo un male fisico corriamo da medici e specialisti, perch� ci sta a cuore la salute del corpo, cos� ci rechiamo, oggi, dagli "specialisti dell'anima", quando il nostro malessere interiore ci rende come paralitici. E questi, tante volte, alla fine ci imbottiscono di ansiolitici, che oggi sono un formidabile affare farmaceutico, ma non riescono che a darci un'apparente serenit�, che tale non �. Ci vuole una guarigione "dentro", che solo Dio pu� operare con la sua misericordia, attraverso la penitenza. Una parte della mia vita pastorale l'ho dedicata a incontrare terroristi e criminali nelle carceri. Era difficile il discorso di Ges�: "Alzati, ti sono rimessi i tuoi peccati...prendi il tuo lettuccio e torna a casa". Avevo come l'impressione, a volte, di essere di fronte a uomini o donne di una durezza di cuore, che fa perdere anche il senso della bellezza della vita. E la loro vita era un inferno. Eppure qualche volta dire loro che c'era un Padre misericordioso, pronto a ridarci pienezza di vita, lasciava come una nostalgia. Ma ci voleva il miracolo della conversione. E quando avveniva tutto cambiava aspetto. Porto nel cuore tanti loro volti, che volevano tornare al sorriso della vera felicit� dell'anima. Mi diceva un terrorista un giorno: "Caro Padre, lei crede in Dio, io ho tanti dubbi e non so pregarlo. Quando lei Lo incontra e prega gli dica a nome mio che ho un solo desiderio, tornare ad essere bambino, con il cuore buono del bambino che si arrabbiava solo quando vedeva altri picchiarsi". Cos� come non dimenticher� mai il lungo pianto di una giovane, che era sul punto di togliersi la vita, perch� "dentro era come morta" e questa vita non interessava pi�. Alla fine mi si gett� al collo e mi disse: "Padre mi ridia la gioia della vita. Se non pu� lei, lo chieda a Dio che � un Padre misericordioso". E questo miracolo avvenne. Ora questa donna � madre felice e cerca questa felicit� nella fede e nella bont� di donarla e difenderla nei figli. Cos� come incontrando un uomo, all'apparenza distinto, che faceva servizi umili in un ristorante, seppi che era stato uomo "di mondo", ma Dio gli aveva cambiato il cuore e lui ricambiava il dono con il servizio umile. E sapeste come � per noi, sacerdoti e vescovi, un immenso dono del Padre quello di stendere le mani sul capo di un uomo o donna e dire: "Va' in pace, ti sono rimessi i tuoi peccati". E' come vedere in quel momento il Padre della parabola del figlio prodigo: va incontro al figlio che, "rientrato in se stesso, torna a casa", e lo abbraccia con un amore che � il vero tesoro cui dovremmo ricorrere tutti, e dice "Facciamo festa perch� questo mio figlio era morto ed ora � risorto". Ma riusciremo noi a capire il Cuore di Dio pronto a dirci: "Figlio, ti sono rimessi i tuoi peccati, alzati e torna a casa tua"? Bisognerebbe almeno una volta vedere il volto pieno di felicit� di quanti si sono lasciati attirare dalla piet� di Dio e sono usciti dalla paralisi interna. Solo allora si capisce cosa significhi incontrare la Misericordia. Dice il profeta Isa�a oggi: Non ricordate pi� le cose passate, non pensate pi� alle cose antiche! Ecco, faccio una cosa nuova: proprio ora germoglia, non ve ne accorgete? Aprir� anche nel deserto una strada, immetter� fiumi nella steppa. Il popolo che io ho plasmato per me, celebrer� le mie lodi. Invece tu non mi hai invocato, o Giacobbe, anzi ti sei stancato di me, o Israele. Tu mi hai dato molestia con peccati, mi hai stancato con le tue iniquit�. Io cancello i tuoi misfatti per riguardo a me, non ricordo pi� i tuoi peccati" (Is 43,18-25).
Antonio Riboldi - Vescovo - E-mail: [email protected]
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OPAL
Virtuoso partecipante
Regione: Lombardia
Prov.: Bergamo
Citt�: bergamo
201 Messaggi |
Inserito il - 20/02/2006 : 00:20:02
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ECCO FACCIO UNA COSA NUOVA....;in questa frase mi torna in mente quante volte ci dimentichiamo dei doni che il Signore da a noi ogni giorno. Basterebbe solo vederli,sempre,e quando ce ne accorgiamo,non tornare sui nostri passi,ma impiegare questi doni per aumentare la nostra fede nel riscoprire altra gioia e felicit�. Difatti se cadiamo spesso nel quotidiano,torneremmo a vedere lo stesso dono precedente. Ma il Signore dona molto di pi�,e ce lo dice chiaramente"NON VE NE ACCORGETE?". Sta a noi vedere ci� che abbiamo davanti,il nostro futuro,perch� � nostro e solo nostro,e Gesu non ce lo vuole "REGALARE" come si regalerebbe un giocattolo a un bambino,ma con il nostro discernimento dovremmo far si di vedere oltre il quotidiano. Se non vediamo i miracoli che Gesu opera,sta a noi insistere nel bene,se � questo che desideriamo.
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