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 l'Angelo Custode - racconto scritto da me
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Moon Light
Virtuoso partecipante

Moonlight
Citt�: L'Isola che non c'�


182 Messaggi

Inserito il - 26/03/2014 : 00:45:50  Mostra Profilo  Rispondi Quotando
la notte era come al solito silenziosa, non uno scricchiolio, non un rumore. Solo un russare lontano e stranamente annoiato del vicino.
Nonostante il silenzio, per�, l'aria era intrisa di dolore.
Coperta fin sui capelli dal pesante piumone, una piccola bambina versava calde lacrime.
La tristezza non ha parole, la tristezza comunica con gli occhi, la tristezza parla attraverso lo scintillio delle lacrime che illuminano l'oscurit�, annebbiano la vista e i pensieri, ti rendono sorgente di ci� che ti porti dentro... Come se tutto lo sconforto accumulato volesse liberarsi e non trovasse altro che le fessure degli occhi come via d'uscita. Quello sconforto colava lungo le guance, sul collo, per venire poi assorbito dal cuscino, che diventava freddo e bagnato esattamente come l'animo di colei che lo aveva liberato sulla stoffa di quel guanciale... Freddo, bagnato, soggetto alle "intemperie" esterne perch� non protetto.
Il silenzio attorno era rotto a tratti dai singhiozzi, un piccolo esserino urlava tacitamente la sua frustrazione. Si sentiva solo, abbandonato da tutti, e cos� traspariva a chi lo guardava infagottato nelle coperte pi� grandi di lui, che mostravano all'esterno solo un ciuffetto di castani capelli.
La piccola creatura faceva molta fatica a non farsi udire, il respiro pareva vacillare a tratti, in una sorta di apnea, per riprendere regolarmente qualche istante dopo. Ma l'essere umano, pur volendo patire tacitamente, permette allo spirito di urlare e l'urlo dello spirito viene udito dallo spirito. Si tratta di un urlo pi� forte, acuto e penetrante di quello materiale, che � impossibile da non far ascoltare a chi di dovere.
Una strana luce di un blu accecante parve muoversi nell'aria,e improvvisamente delle mani pi� luminose del sole scoprirono l'esserino e se lo issarono in braccio, con una dolcezza materna e innocente.
La bambina non poteva credere ai suoi occhi sgranati e verdi come un prato rigoglioso di primavera. Un essere meraviglioso e luminoso come il sole la teneva in braccio, le baciava la fronte e le sorrideva amorevolmente carezzandole i lunghi capelli. Non aveva forme definite, era pure luce, quasi abbagliante nel suo splendore. Un dito della sua mano pass� dolcemente sotto gli occhi di lei, nel tentativo di asciugarle le lacrime, e una voce, tenue e rassicurante come il suono di mille violini infranse il doloroso silenzio:

"Piccola mia. Non essere triste... Da quando sei nata non sei stata sola neanche un momento. Io sono qui con te e ti voglio bene pi� di quanto possa volertene tuo padre e tua madre.
Il tuo urlo di dolore � giunto fino al mio cuore, lo ha lacerato talmente tanto che non potevo non giungere in tuo soccorso.
Io sono qui, in ogni momento, sino al tuo ultimo respiro."

Dette quelle parole sorrise in maniera cos� soave che la fanciulla tent� inutilmente di accarezzargli il volto, ma prese solo aria, anche se con il cuore colmo di una rinnovata gioia, gli sorrise a sua volta.
La celeste creatura la ripose nel suo letto, le accarezz� una guancia e scomparve, pronunciando un'unica ultima frase:

"Figlia mia. Ti amo."

Elicone: Buongiorno Caligola.
Caligola: Buongiorno Elicone.
Elicone: Sembri affaticato.
Caligola: Ho camminato molto.
Elicone: S�, la tua assenza � durata a lungo.
Caligola: Era difficile da trovare.
Elicone: Che cosa?
Caligola: Ci� che volevo.
Elicone: E che volevi?
Caligola: La luna.
Elicone: Che?
Caligola: La luna. S�, volevo la luna.
Elicone: Ah, e per fare cosa?
Caligola: � una delle cose che non ho.
Elicone: Sicuramente. E adesso � tutto a posto?
Caligola: No, non ho potuto averla. S�, ed � per questo che sono stanco. Tu pensi che io sia pazzo. [...] Ma non sono pazzo e posso dire perfino di non essere mai stato cos� ragionevole come ora. Semplicemente mi sono sentito all'improvviso un bisogno di impossibile. Le cose cos� come sono non mi sembrano soddisfacenti.
Elicone: � un'opinione abbastanza diffusa.
Caligola: � vero, ma non lo sapevo prima. Adesso lo so. Questo mondo cos� com'� fatto non � sopportabile. Ho bisogno della luna, o della felicit� o dell'immortalit� , di qualcosa che sia demente forse, ma che non sia di questo mondo.
Elicone: � un ragionamento che sta in piedi. Ma, in generale, non lo si pu� sostenere fino in fondo, non lo sai?
Caligola: � perch� non lo si sostiene mai fino in fondo che non lo si sostiene fino in fondo. E non si ottiene nulla. Ma basta forse restare logici fino alla fine.
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