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giu
*

Dreaming

Regione: Veneto
Prov.: Padova
Citt�: padova


437 Messaggi

Inserito il - 03/02/2005 : 14:19:03  Mostra Profilo
propongo un gioco:::

allora, per chi ha voglia, io inizio una storia, metto un pensiero, una frase, qualsiasi cosa, perfino una parola....
e chi ha l'ispirazione la pu� continuare...con un pensiero, una frase, qualsiasi cosa, perfino una parola....

pu� darsi che venga fuori una cosa bellissima...
tante volte io raccontavo le storie al mio gatto, guardando il tramonto...


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...
lentamente. si svegliava. per un momento non vide che le proprie ciglia... poi, il riflesso del raggio di sole sul soffitto scrostato. non si ricordava pi� dove aveva dormito... ultimamente la sua casa era semplicemente un bordo di letto. non importava dove, o se caldo o freddo, o se condiviso.
inizi� a spostare la mano per provare a vedere se il corpo aveva una memoria pi� affidabile della cocienza. la coperta era ruvida.
no, amnesia completa.
vide che sulla scrivania c'era una bambina che stava scrivendo... con la lingua in mezzo ai denti per lo sforzo e la concentrazione.
avr� avuto cinque anni... se non meno.
la bambina si accorse che la stava guardando. ''Ciao, finalmente ti sei svegliata! � gi� mezzogiorno, sono dovuta rimanere qui per ore, ad aspettare per offrirti una tazza di th�, ma mi � venuta fame e me lo sono bevuto io. scusa, non dirlo in giro, senn� mi rovini la reputazione.''

la donna era ancora stordita, ''s�'' rispose, quasi a caso. cercando di non rovinarsi la sua,di reputazione, dato che ogni volta che si svegliava faceva finta di ricordarsi perfettamente il luogo, il perch� e il percome.
era una donna seria, lei. era una donna resposabile. le avevano sempre detto che doveva esserlo.

era, questa, una specie di malattia che si instaura nell'anima dei viaggiatori.
la dimenticanza.
un tipo di innamoramento impersonale tra il proprio viaggio e il proprio essere sempre a casa. una contraddizione interna per sopravvivere senza abitudini, un estetismo interiore, egoisticamente distaccato dal proprio senso.
a volte le capitava perfino che le immagini si scoordinassero in dettagli, come uno scrittore assorto non nel significato di ci� che scrive, ma nel movimento della punta della penna, che seguendo ineluttabilmente il veloce movimento delle dita, colora di minuscoli disegni d'inchiostro una poesia imparata a memoria.
a momenti viveva come in una scheggia di mondo attaccata al sottogonna di una grassissima signora, sballottata sempre qua e l�, e, se a volte capitava, spiaccicata tra il suddetto infinito fondoschiena e una sedia che gli faceva da supposta.
dopotutto non c'era mica da meravigliarsi, rifletteva, se la sua materia cerebrale faticava a riprendersi, ogni tanto, e deviava in lunghe metafore come questa, che era costretta a spigarsi da sola. tanto per scusarsi con se stessa per esserne la creatrice, dato che erano sempre troppo dificili da capire.

la realt�.
s�, allora.
riapr� gli occhi.
dov'era finita la bambina?
approposito, se l'era sognata? no,no, non le era mai capitato. doveva essere semplicemente andata via. annoiata dal fatto che anche da sveglia non produceva pi� compagnia di un frigorifero rotto.

raggrum� la sua roba come poteva, e il pi� velocemente possibile. � molto pi� comodo dormire vestita, constat� fra se e se.
e si catapult� fuori dalla porta, sperando che fosse abbastanza chiaro qual'era la via d'uscita.
di solito bisogna sempre scendere delle scale - ricord� a se stessa.
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