Il prodigio del Sole

Il ventinove giugno 1980,
invitai gli amici ad una gita sul Bracco;
e con essi, per la prima volta,
venne anche Gianna.
Sapevo che i Fratelli ci avrebbero dato un segno della loro presenza,
e per questo mi ero accordato con Tina:
mi sarei inoltrato da solo sulla montagna,
sperando in un pur breve incontro ravvicinato.

Alle tre del pomeriggio uscivamo dal casello di Levanto
per risalire fra le montagne.
Dopo qualche tempo, giungemmo in uno spiazzo fra due pinete.
Posteggiammo le automobili e risalimmo a piedi per la ripida costa.
Lassù era molto bello,
e gli animi erano lietamente eccitati.

Quando fummo in alto,
ci sedemmo nell'erba per fare uno spuntino
in attesa che i Fratelli dello Spazio si facessero vivi in qualche modo.
Più tardi, poiché nulla accadeva, mi allontanai,
e salii alquanto più in alto.

Nel frattempo, vidi formarsi nel cielo una nuvolosità irregolare,
e il sole si nascose dietro le nuvole:
cominciò a calare una nebbia sempre più densa,
mentre la temperatura si abbassava repentinamente.
Cominciai ad essere preoccupato del silenzio da parte dei Fratelli:

non avevamo captato nessun contatto.
Ridiscesi dove erano Tina e gli altri.
Là faceva meno freddo,
ma l'aria non era calda e l'umidità creava fastidio.
Pregai mentalmente i Fratelli
affinchè ci dessero almeno un segno della loro presenza,
ma il silenzio si protrasse fino alle diciassette.

 

Non riuscivo a spiegarmi che cosa stesse accadendo, e fui assalito dal dubbio
di avere frainteso qualche loro messaggio.
Mi scusai con gli altri, e dissi loro che non sapevo cosa pensare.

I Fratelli non davano segno di accorgersi della nostra pena.
La nebbia scendeva sempre più fitta,
ed io proposi di tornare alle automobili
in attesa di una qualche indicazione.

Non avevo neppure terminato di fare questa proposta,
che udii in contatto cosmico la voce di Raffaele,
il quale mi disse una frase che altre volte avevo già udita.

« Uomo di poca fede »,

mi rimproverò dolcemente,

« per cosi poco ti deludi?
Attendete ancora.
Intanto vi mandiamo un poco di sole ».

Dopo alcuni minuti la nebbia cominciò a diradarsi,
e un tiepido sole scaldava l'aria
la cui temperatura risaliva sensibilmente.
Mi sentii veramente un uomo dalla poca fede
e ammisi davanti a tutti la mia impazienza.

Ci recammo tutti più in alto,
fino al luogo dove ero già salito da solo.
Il cielo si era fatto azzurro e la nera nuvolaglia
si allontanava sempre di più.

Eravamo più allegri:
Nico aveva voglia di ridere,
forse eccitato dalla gioia di sentirsi a contatto
con i Fratelli dello Spazio.

Ci sedemmo sull'erba,
e io mi misi ad ammirare quel paesaggio straordinario
fatto di pini e di felci, di tante pianticelle piccole e medie,
e ammiravo il colore dell'erba,
che non era più quello tenero della primavera,
ma mostrava ancora la sua fresca giovinezza.

 

 

Mentre ognuno di noi partecipava a modo suo a quella festa della natura,
Gianna diede in un grido:

« Guardate il sole! »,

esclamò.
La luce tutt'intorno era sensibilmente diminuita.
Davanti al sole, una grande sfera girava vorticosamente
e faceva sembrare che lo stesso sole avesse cominciato a roteare su se stesso.
Sulle prime provai un senso di timore,
ma poi guardai serenamente quello spettacolo,
mentre la luce scendeva ulteriormente su tutta la zona.

 

« Se aveste guardato prima verso il sole »,

disse Raffaele in contatto cosmico,

« ci avreste già veduti.
Ma ora vogliamo darvi il saluto del Padre Iddio Creatore del Sole
che da vita alla Terra per sua volontà ».

Guardavamo sbalorditi quell'insolito spettacolo,
facendo, di quando in quando, ammirati commenti.
Nico aveva con sé gli occhiali da sole,
e tutti noi provammo a guardare il globo roteante attraverso quelle lenti.
Si vedeva ancora più spiccatamente il disco roteare centrato nel sole;
e dopo un po' che si guardava,
tutto il sole pareva girare su se stesso.

Poiché tutto questo non accennava a finire,
mi sedetti sull'erba.
Tina mi venne accanto,
e sottovoce commentavamo quei segni nel sole.

« La parola apocalisse »,

diceva Tina,

« mi fa paura, anche se ci è stato ben spiegato
che non abbiamo nulla da temere.
L'importante è che tanti uomini comprendano
di abbandonare il male per essere salvati ».

« Se noi teniamo fisso il nostro pensiero
alle cose meravigliose che sono nel creato »,

le risposi per rincuorarla,

« e restiamo uniti agli operatori dell'Amore e della salvezza,
potremo aiutare gli altri e prima ancora noi stessi ».

Gianna disse che credeva nel trionfo dell'Amore Universale,
più forte di ogni male.
Nico affermò che per lui era difficile concepire
un'idea di giustizia intesa come castigo.
Cosi ognuno diceva la sua.

Il sole continuava nel suo spettacolo
e il disco che gli roteava davanti appariva sempre più distintamente.
Proponemmo di innalzare una preghiera al Padre.
Gianna ne formulò una che le venne dal cuore.
Lo ringraziò di averci donato la vita,
la Terra,
il sole e per i Fratelli dello Spazio
cosi elevati e buoni.

Tina lo pregò affinchè le menti degli uomini
fossero illuminate dall'Amore Universale
e si rinunciasse al male su tutta la Terra
per l'avvento della nuova èra di pace.

Recitammo il Padre Nostro.
Eravamo commossi,
e ognuno sentiva nel proprio cuore
la carezza e la potenza di quel Padre
cosi Grande e cosi Misericordioso.

Ad un tratto, Nico gridò:

« Guardate accanto al sole! ».

Ora il sole continuava a roteare
senza più il disco davanti,
che si era spostato lateralmente,
uscendo non del tutto dalla sua circonferenza infocata.

Non era più tanto facile tenere gli occhi diretti
contro quel fuoco,
ma era ancora possibile.
Poi il sole e il disco furono due cose distinte,
e tutto tornò nella normalità,
compresa la luce dell'ambiente.

« Questo è stato un dono del Padre Iddio per noi! »,

 

 

esclamò Gianna.

« Questi segni del cielo dovrebbero far riflettere gli uomini della Terra »,

diceva Tina;


ma gli altri non potevano comprendere quanto a noi
era stato spiegato più ampiamente.
Tornammo a valle che già era notte,
e faticammo non poco a ritrovare il luogo
in cui avevamo posteggiato le automobili.

Continua

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