Il luogo presecelto per l'incontro


Ero sul letto per un breve riposo pomeridiano.
Stavo prendendo sonno,
quando una nitida visione apparve
dinanzi ai miei occhi.
Vedevo un bosco, i suoi alberi,
il sottobosco e l'erba divisa da un sentiero.
Mi sentii invadere da una pace profonda.
Attesi di comprendere il significato di
quanto mi stava accadendo,
e allora udii la voce di Raffaele che mi disse:

 

« Osserva bene il luogo.
Lo riconoscerai: è stato
prescelto per un nostro incontro ».

 

 

Tutto scomparve, e mi restò una calma serena.
Cercai di indagare la natura dell'incontro promessomi.
Pensai che l'apparizione sarebbe tornata a mostrarsi
lassù nella natura anziché tra le pareti di casa.
Questa mi parve una risposta;
ma sentivo che non era tutto.
Ricordai quanto mi aveva detto Raffaele:

« Mi rivedrai ».

Decisi di restare tranquillo nell'attesa.

La notte del ventitré aprile 1980,
l'Arcangelo mi comunicò:

« Dopodomani, nel primo pomeriggio,
prenderai la tua automobile e
ti recherai a Finale Ligure.
Là saprai cosa fare.
Salute a tè ».

Vincendo ogni titubanza,
il giorno stabilito partii.
La riviera era percorsa da turisti che
avevano deciso di trascorrere
il ponte di vacanza al mare.
Giunto a Finale,
non dovetti pormi troppi problemi
perché la voce di Raffaele giunse puntuale
a indicarmi il percorso.

 

 

 

« Devi recarti a Calice »,

mi disse,

« e di lì proseguirai verso la montagna.
Ti saranno date altre indicazioni
utili a condurti al luogo dell'incontro ».

Mentre la mia auto saliva i tornanti della valle,
non riuscivo a stabilire se a farmi procedere
fosse del tutto la mia volontà,
o una volontà a me superiore,
se fosse la curiosità più forte di ogni timore
o la gioia di un incontro che il mio animo presentiva sublime.

Indiscutibile era però il mistero:
non capivo perché fossi stato invitato
a recarmi fin lassù.
Seguendo le indicazioni telepatiche,
avevo girato verso destra,
e ora procedevo fiancheggiando un'altra vallata
che si apriva e si restringeva in modo irregolare
sotto il sole del tardo meriggio.
Proseguii, finché mi venne detto
di abbandonare la mia Fiat 500 e procedere a piedi.

Allora, dopo aver posteggiato la macchina
in un piccolo spiazzo sulla destra della strada asfaltata,
mi avviai verso un sentiero che saliva la costa,
sempre seguendo le indicazioni
che ad ogni mio dubbio mi venivano
puntualmente comunicate.
Ora salivo il pendio e il fiato mi si era fatto grosso,
forse perché non abituato a tali scalate,
o per l'emozione del mistero
cui stavo andando incontro.

 

 


Il cuore ora mi saltava in gola.
Mi fermai.
La voce di Raffaele mi raggiunse subito:

« Non hai nulla da temere »,

mi disse.

« Respira profondamente.
Riposati un poco e prosegui.
Ti sentirai bene ».

Obbedii prontamente e mi sentii pervaso
da un piacevole calore che mi ridiede tono e forza.
Ripresi il mio cammino sulla salita.
Alle spalle avevo il sole,
davanti a me c'era la luna.
Mi parve che mi facessero compagnia
e pensai che volessero essere
testimoni di quanto stava per accadermi.

Camminavo,
e ogni tanto guardavo il cielo.
Ero emozionato.

Il viottolo si inoltrava ora su una zona più aperta;
sulla sinistra vedevo ancora la vallata
e a destra saliva la montagna.
Riconobbi il luogo mostratomi nella visione.
Lo guardavo e mi stupivo di averlo già veduto
tale e quale.
La mia emozione si accrebbe.


« Respira profondamente e cammina »,

disse Raffaele.


Lo feci e tornò a inondarmi il calore
tonificante e ristoratore.
Una piacevole brezza leggera
mi percorse la persona.
Mi sentii così sereno che
la gioia apparve nel mio animo.
La brezza faceva fremere dolcemente alcune foglie,
e mi parve che anche la natura partecipasse a quell'attesa.
Mi giunse la voce di Raffaele.

« Veniamo dalla parte del sole »,

disse.

« Siamo molto vicini ».

 

 

 

 

L'avevo udita molto chiaramente come se provenisse
da un punto del cielo dietro alle mie spalle.
Mi voltai e, contro il sole, sulla vallata,
notai una macchia vaporosa
che si abbassava velocemente venendo verso di me.
Sentii che emetteva un leggero ronzio.
Provavo un certo timore,
ma ciò non mi impedì di
tenere gli occhi rivolti al misterioso oggetto.
Si avvicinò rallentando dolcemente e
iniziò una discesa verticale fino
ad arrestarsi in aria
a poche decine di metri sulla mia testa.

Ora lo vedevo bene:
appariva come un grande piatto argenteo
che a tratti pareva vetro fuso col peltro.
Tutt'intorno aveva delle luci di vario colore e,
sotto, mostrava tré grandi sfere.
Mi sentii fortemente attratto verso l'alto,
mentre ogni senso di timore svaniva.

L'oggetto si spostò nuovamente verso il cielo
e andò a fermarsi sulla cresta degli alberi.
Ora potevo osservarlo senza alcun impedimento.
Mostrava nella parte superiore
una grande cupola, sulla cui sommità
era accesa una luce bianchissima
che illuminava il disco tutt'intorno.
La cupola aveva oblò rotondi in giro
dai quali fuorusciva una luce simile a quella
che irradiava da sopra.
Quella luce aumentò e invece di abbagliarmi,
mi dava una sensazione piacevolissima.
Al suo confronto ora il Sole
era di un giallo sbiadito.

Affascinato, guardavo fissamente quella luce
e intanto sentivo che un'insolita gioia
mi entrava nell'animo,
dandomi una sensazione di felicità.

 

Da quell'oggetto luminoso,
udii la voce di Raffaele che mi parlava.

« Non è la prima volta »,

disse,

« che incontriamo gli uomini della Terra in questo modo.
Da sempre parliamo alla vostra umanità
dai nostri mezzi spaziali,
dai dischi e dalle astronavi.
Nelle Scritture si legge che
il Signore parlava
all'uomo della Terra dalla nube:
è quanto ora accade a te per la prima volta
e quanto fu dato di sperimentare
ai vostri padri di ogni epoca ».

Il mio stupore aumentava.
Compresi che l'esperienza che stavo vivendo
l'avevano già fatta molti altri uomini
del mio pianeta prima di me.
La voce di Raffaele continuò a farsi udire.

« Noi veniamo
dalle molte dimore della casa del Padre »,

disse.

« I nostri mondi appartengono
alla fratellanza dell'Amore Universale.
Fra noi regnano un'armonia e
un grado di conoscenza a voi sconosciuto.
Da sempre noi veniamo dallo spazio
a portarvi aiuto e salvezza ».

Quel luogo era stato come trasformato
dalla luce del disco e dalle cose
che quell'essere mi diceva.

Provavo un senso di liberazione e di grandezza
che mai avevo sperimentato.
Era come se gli angusti confini della mia mente
fossero stati rimossi.

« Abbiamo voluto questo incontro con te »,

disse ancora la voce.

« La nostra gioia è grande.
Sii sempre certo del nostro amore
per tè e per i tuoi fratelli della Terra.
Verremo ancora.
Ora ti salutiamo
nel nome del Padre Universale ».

 

 

Compresi che parlava anche a nome di altri
che dovevano trovarsi sul disco.
Avrei voluto chiedergli alcune cose
che mi urgevano dentro,
ma mi parve inopportuno,
e mi dissi che non avrei
saputo trovare parole adatte.


« Ci rivedremo presto »,

disse Raffaele;

« ma non sarai solo ad incontrarci.
Salute a tè ».

La luce che avvolgeva il disco
mutò repentinamente colore:
da bianca divenne violetta e poi arancione.
Vi fu come un lampo,
e in quell'attimo vidi nitidamente
l'interno del disco come se si fosse avvicinato
e fosse divenuto trasparente;

l'Arcangelo stava in piedi sotto quella cupola
con le braccia aperte e rivolte verso di me.
Vestiva un abito lungo fino alle caviglie
e aveva intorno altre persone
che non potei vedere chiaramente.

L'oggetto sospeso
era una grande luce,
emise un ronzio più sonoro
e sfrecciò come un baleno verso la luna,
scomparendo in un attimo.
Sugli alberi restò una nube vaporosa che lentamente
si dileguò.

 

Continua




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