Il primo incontro


Raffaele era là, ad una cinquantina di metri dal punto
dove mi trovavo.
Alto circa un metro e novanta,
dimostrava un'età indefinibile.
Il suo volto era lo stesso che m'era
apparso in casa.
Aveva le stesse sembianze e risplendeva
della stessa bellezza.

Stava in piedi fra gli ulivi e mi sorrideva.
Mi sentivo attratto verso la sua persona,
e una gioia indicibile mi pervase
provocando in me una viva commozione.

Mi salutò affabilmente.
Gli dissi che ero felice
di trovarmi con lui,
e avrei voluto dirgli molte altre cose,
ma non vi riuscii per l'emozione.

Egli mi esortò a restare tranquillo,
e mi disse che avremmo avuto tempo e modo
di chiarire quanto mi stava a cuore.
Compresi allora tutto l'impegno
che animava quegli esseri di altri mondi
a beneficio della Terra.

Non sapevo che cosa facessero,
ma avevo la certezza
del loro buon operare per i terrestri.
Provai allora un vivo sentimento
di riconoscenza che si mescolava alla commozione
provata durante il primo incontro
col disco volante.

 

 

« Mi mostrai a tè nella mia dimensione della luce »,

disse con un gesto della mano che indicava se stesso;

« ed ora mi mostro nella mia forma cosmica.
Ti faremo comprendere queste realtà.
Già ti dissi che le Scritture descrivono
una missione da me compiuta sulla Terra.
Molti credono quel racconto una favola,
ma tu puoi constatare che è realtà.
Molti fatti narrati nella Bibbia
sono creduti simbolici e astratti,
ma essi avvennero realmente,
e altri dovranno accaderne.
Se gli uomini della Terra apriranno
la loro mente e il loro cuore,
potranno avere molta conoscenza
e sapere verità che ora sono nascoste.
Verrà un momento in cui
tutto il vostro pianeta entrerà
in un'era senza precedenti
nella sua storia millenaria ».

 

 

Avvertivo che quell'essere nascondeva
nella sua semplicità e naturalezza
una grandezza interiore e una Conoscenza
di dimensioni incalcolabili;

Riflettei con tristezza
sull'orgoglio e sulla presunzione
dei terrestri, me compreso.

Chissà quanto avremmo dovuto
ancora impiegare per giungere
a quello stadio di bontà e di umiltà!

« È molto bella »,

disse Raffaele volgendosi alla pianura sottostante.

« II vostro mondo è uno dei più belli del cosmo.
Eppure è in pericolo a causa dell'egoismo e dell'orgoglio
di coloro che rischiano di travolgere l'umanità
in una distruzione senza precedenti.
Da sempre cerchiamo di aiutarvi,
operiamo per evitare che si realizzi il male
che sulla terra andate preparando,
influiamo beneficamente su di voi
e sulle vostre azioni.
Ma lo facciamo nel rispetto
della vostra libera evoluzione.
In noi non c'è violenza, non vi
è sopraffazione ».

 

 


Le sue parole avevano un tono grave,
ma non sentii in esse
nessuna traccia di violenza,
semmai un grande dolore,
non disgiunto da grande amore.

Pur non ritenendomi all'altezza di un dialogo
su un argomento cosi importante,
mi feci coraggio e gli domandai:

« Questo significa che voi ci aiuterete,
se accadranno cose molto gravi sulla Terra? ».


« Noi siamo tutti fratelli »,

rispose,

« e figli dell'Unico Padre Universale.
Il nostro Amore è incondizionato verso tutti,
anche verso quelli che vogliono ostinarsi
a sperimentare vie di male
che procurano dolore e morte
perché in disobbedienza
alle leggi universali del Creatore.
Essi non vogliono comprendere che
« libertà » significa percorrere
le infinite vie dell'Amore.
Perché soltanto in questa direzione è la Vita.
Abusare della magnanimità di un Padre cosi buono
è un grande male e ciò significa
provocare la sua Giustizia,
che noi adoriamo perché divina ».

Il suo volto aveva assunto un'espressione pensosa
senza per questo aver perduto la sua serena maestosità.
Poi si schiari in un sorriso e disse:

« Vogliamo rendervi edotti di molte cose.
Vi faremo comprendere che in tutto il creato
l'Amore è più forte di ogni altra realtà.
Tale è la magnanimità del Padre Iddio.
Gli uomini della Terra dovranno comprendere
quanto sia pericoloso disobbedire
alle leggi universali date dal suo Amore
e sconvolgere i principi che reggono il cosmo
e fanno evolvere la Vita ovunque.
Altrimenti, in proporzione ai loro errori,
sperimenteranno la forza purificatrice del
dolore ».

Disse anche questo con mestizia e accoramento.
Poi aggiunse:

« Ora va' e riparati come puoi
perché scenderà molta pioggia ».

 

 

 

Mi resi conto, allora, che il tempo, già grigio,
era peggiorato e che i monti
dell'Appennino tosco-emiliano
erano spariti nell'umidità che la pioggia
andava diffondendo ovunque.
Cominciò a piovere, e dopo poco si rovesciò
sul luogo un tale acquazzone
che non riuscivo a vedere più nulla.

La mia corsa in cerca di riparo
presso una cappelletta vicina,
fu quasi inutile:
il mio giaccone di pelle
si inzuppò interamente,
e lo stesso avvenne per i miei capelli.

Le scarpe, il borsello che avevo a tracolla
e i calzoni divennero fradici.
Pioveva a dirotto e il mio disagio
crebbe al punto che pensai di scendere
in cerca di un riparo o di qualcuno
che potesse offrirmi indumenti per cambiarmi.

Mi sentivo abbandonato e lottavo con me stesso
perché mi sentivo diviso tra il dare fiducia a Raffaele
e attendere lassù in quella situazione
oppure cercare altrove uno scampo a un sicuro malanno.
Avevo freddo ed ero completamente bagnato.
In preda allo scoraggiamento,
rivolsi mentalmente una supplica al mio visitatore
affinchè facesse qualcosa per me,
se gli era concesso.

Allora udii la sua voce provenire dall'alto,
in risposta.

« Sei un uomo di poca fede »,

mi disse.

« Fra poco si apriranno le nuvole e il sole ti riscalderà ».

La pioggia cominciò a diminuire
come per effetto di quelle parole.
A poco a poco, riuscii a vedere sempre più
chiaramente gli alberi e le colline.
Passarono alcuni minuti,
e il sole si affacciò tra le nubi
che filtravano i suoi raggi.
Il cielo andò schiarendosi rapidamente.
Guardavo con stupore quella natura
che adesso pareva prendersi cura di me,
dopo avermi messo a dura prova.

Però avevo freddo,
e non riuscivo a pensare come avrebbe potuto asciugarmi
quel sole ormai vicino
al tramonto.

 

 

Supplicai ancora Raffaele
che mi evitasse un malanno;
poi tacqui e restai in attesa.

Non passò molto tempo (pochi minuti),
che vidi arrivare dalla parte del sole una luce
che, avvicinandosi,
prese la forma del disco con la sua cupola.
Era alto sulla pianura e avanzò rapidamente
fino a fermarsi sopra di me.

Poi riprese a muoversi lentamente
fino a librarsi leggero sulla mia testa.
Calcolai una distanza di alcune decine di metri.

« Altri fratelli della Terra »,

disse la voce,

« si affiancheranno a te nei prossimi incontri.
E con me saranno altri fratelli.
Ci incontreremo presto.
Arrivederci ».

Il disco volò verso l'alto,
poi piegò in diagonale e descrisse nel cielo
una corsa incredibile fino a sparire.
Mi guardai;
ero completamente asciutto,
come se neppure una goccia d'acqua mi avesse sfiorato.

Mi sentivo bene.

Apparvero ad un tratto,
alte nel cielo azzurro,
tre ondate di dischi volanti,
perfettamente visibili,
che per la prospettiva sembravano ovali.


Scomparvero dietro le montagne.

Era il ventisette Aprile,
due giorni dopo il mio viaggio a Finale.

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