L'essere dalle ali di Luce


Quel pomeriggio mi trovavo in casa.
Alzando casualmente il capo,
intravidi nella stanza una luce che si fece
man mano più forte fino a divenire più intensa
di quella naturale.

In mezzo a quel bagliore apparve la figura
di un giovane di una bellezza straordinaria.
Lo osservai stupito e vidi che stava appena
sollevato da terra.

I suoi Piedi erano nudi,
indossava una tunica scintillante
e aveva due ali splendenti.

 



Continuai ad ammirarlo,
rapito dalla dolcezza e maestà di quel volto.

La visione durò a lungo,
finché svanì cosi come era venuta.


Col passare dei giorni,
non riuscivo a cancellare dalla mia mente la bellezza
di quell'apparizione e la dolcezza
provata di fronte a quella luce.
Era come se mi accompagnasse silenziosamente ovunque.
Non avevo mai creduto dopo l'età della fanciullezza,
che le visioni fossero una cosa reale:

le avevo sempre ritenute frutto
della fantasia eccitata.
Ma ora andavo ripensando che il giovane
mi si era mostrato mentre ero
tranquillamente rilassato senza nessuna eccitazione.

La calma che aveva accompagnato, in me,
l'accadere della cosa,
era stata tale da farmi realizzare molto chiaramente
tutti i particolari di quanto mi si era mostrato.

Non riuscivo a comprendere e,
ripensando alle ali di quell'essere,
andavo ripetendomi meravigliato che forse
gli Angeli esistevano davvero.

 

 

 

 

Una sera, prima di Pasqua,
ero appena rientrato in casa e mi accingevo
a dedicarmi alle mie solite cose,
quando l'apparizione tornò a farsi vedere,
nello stesso punto e allo stesso modo della prima volta.

La sua luce si diffondeva per tutta la stanza
ed era come se mi penetrasse profondamente.
La radiosa bellezza di quell'essere
creava in me un dolce sconvolgimento
e il desiderio che non se ne andasse.

Completamente preso dalla visione,
non riuscivo nè a muovermi nè a pensare ad altro.
Mi feci coraggio,
e gli chiesi chi fosse.

Egli sorrise
e con voce soavissima, mi rispose:

« Io sono Raffaele ».

Espressi il desiderio di sapere qualcosa di più
su di lui, ed egli mi disse:

« Nelle Scritture troverai il libro di Tobia;
attraverso quello ti sarà dato di conoscermi meglio.
Mi rivedrai ».

 

 

 

 

Stette ancora davanti a me
coi suoi occhi di luce penetrante e dolcissima.
Poi spari, e con lui tutto il bagliore
andò dileguandosi pian piano.

Tra i miei libri vi era anche una Bibbia.
La aprii e mi cadde sotto gli occhi una pagina
della storia di Tobia.
Ne fui colpito;
era stato come se una mano invisibile
avesse fatto in modo che la trovassi immediatamente.

Ne iniziai la lettura e subito scoprii
che Raffaele significa

« medicina »
e
« guarigione di Dio ».

L'Arcangelo
un tempo era disceso in veste umana
sulla Terra ad accompagnare il giovane Tobia
per le vie del mondo;
lo aveva condotto alla sua sposa
e aveva guarito lei,
il padre di Tobia e
alla fine della vicenda,
quando stava per essere ricompensato in denaro,
l'Arcangelo aveva rivelato la sua vera identità,
salendo in alto e sparendo alla vista
dei presenti.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Conservai tutto questo nel mio cuore,
con la speranza che avrei rivisto Raffaele,
secondo la sua promessa.


Continua




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